1999 – specchi, tè verde, porcellana
Nel cuore del parco romantico sorge la Palazzina del tè, capriccio architettonico nato insieme al progetto verde di Giovanni Gambini, opera di Ferdinando Marini. Karavan vi ha realizzato un progetto permanente nell’occasione delle sue quattro esposizioni tenute dallo SMAC (Sistema metropolitano dell’arte contemporanea, promosso dalla Regione Toscana) nel 1999. La cerimonia del tè coniuga l’antica funzione del palazzo con il rito di profonda spiritualità della tradizione giapponese. All’interno della stanza al primo piano una superficie specchiante, leggermente rialzata, funge da tavolo per la cerimonia. Gli specchi raddoppiano l’immagine della stanza e la sua decorazione dipinta, creando così l’ambiguità di una superficie che diventa profondità. Un grande cono di tè verde si erge al centro del “tavolo” mentre ai bordi sono poste sette piccole ciotole a sette lati in porcellana bianchissima. In corrispondenza di ogni ciotola è collocato per terra un “cuscino” dello stesso materiale che ripete anch’esso la forma della stanza. L’installazione è visibile solo dall’esterno, attraverso una grande porta-finestra sul balcone. Dall’altra parte del vetro una fila di sette paia di sandali giapponesi in porcellana sembrano indicare che i celebranti siano già entrati nello spazio sacro, forse già dematerializzati attraverso il rito.