COLLEZIONE GORI

Stefano Arienti

Stefano Arienti (Asola, 1961 – )

Il 28 giugno 1996 si inaugurano i nuovi spazi espositivi “Cascina Terrarossa”, ricavati durante il restauro dell’edificio, con una doppia monografica di Stefano Arienti e Hossein Golba che, negli anni a seguire, saranno invitati a progettare per la Fattoria di Celle delle opere site specific permanenti. 
In questa prima esperienza alla Collezione Gori, Arienti interviene al primo piano della Cascina dove, come scrive Stefania Gori nella presentazione della mostra, «in un susseguirsi di piccole stanze irregolari nate nel tempo senza un’apparente logica costruttiva, Stefano Arienti propone un percorso iniziatico che, in un’unica installazione continua, conduce il visitatore attraverso sette piccoli luoghi». Essi sono caratterizzati da finestre di vetro oscurate da carte di alluminio e perforate con tagli e fori, che vanno a creare esili disegni in spazi connotati dal vuoto e dall’assenza. L’eccezione si trova nella stanza finale del percorso rivestita di lamina color oro che riflette in maniera brillante la luce proveniente dalla piccola finestra che si apre sulla campagna: il vano diventa così un rifugio intimo e prezioso che si connette col verde.

L’esperienza del 1996 trova continuità nell’installazione permanente che l’artista realizza nel 2016 per le stesse stanze coinvolte vent’anni prima, e che diventano adesso una sorta di studio. Vi si trovano materiali e tecniche di vario genere, sviluppate dall’artista nell’arco di questi anni, che rivelano il suo interesse per l’esistente, oltre alla sua sensibilità per tutte le tipologie di spazi offerte dalla Fattoria di Celle. Dislocati nelle stanze troviamo: disegni su grandi tele di plastica, fotografie della natura di Celle realizzate dall’artista e talvolta integrate con tessere di puzzle, plastilina stesa su posters raffiguranti capolavori pittorici di fioriture spontanee e, infine, scene di vita rurale.

«Qui ci attende, insomma, Stefano Arienti, che a Celle dopo vent’anni è tornato per rimanere, con opere che catturano la storia profonda di questo luogo e al medesimo tempo svelano in maniera limpida il segreto dell’artista: attraverso un minimo intervento, in modo quasi invisibile, caricare di senso poetico gli oggetti più comuni, le immagini più note e familiari». Mattia Patti, “Oltre i Confini” in Stefano Arienti. Residenza a Terrarossa, Gli Ori, Pistoia, 2016, p.53.

Opere dell’artista

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