Pietro Coletta (Bari, 1948 – )
Già nel 1979 Pietro Coletta appare in un progetto curato da Giuliano Gori: la mostra Le alternative del nuovo che vede otto giovani artisti italiani presentati da altrettanti critici. Coletta è scelto da Gillo Dorfles che ammira, come scrive nel catalogo della mostra, “il gioco di ombre in parte reale e in parte fittizia che da vita ad una sorta di realtà prospettica”.
All’invito di Giuliano Gori, l’artista continua la sua ricerca in questo senso. Nella stanzina che si affaccia sul corridoio al primo piano della fattoria, decide di chiudere in modo permanente le persiane della piccola finestra. La luce naturale non deve distrarre dalla sua idea di creare uno spazio prospettico in funzione della lampadina (alogena) che è l’unico oggetto pre-esistente nella stanza. Davanti all’illuminazione artificiale allestisce una lastra di metallo robusto curvata in modo da suggerire che si piega sotto il proprio peso, costituendo la parte reale dell’installazione. Sopra questo elemento aleggiano sottili fili di acciaio, del colore del vetro verde, tesi per disegnare ipotetiche lastre trasparenti nello spazio. La parte fittizia in questo caso continua nella scelta di farli incidere leggermente una trave del soffitto ma soprattutto nell’applicare alla parete una sottilissima mano di verde che sembra suggerire un riflesso del vetro.