Piero Fogliati (Canelli, 1930 – Torino, 2016)
È l’amica Lara Vinca Masini a far conoscere a Giuliano Gori la ricerca di Piero Fogliati che “inventerà” una sua opera per Celle solo molti anni dopo, nel 1990. Il periodo di riflessione e confronto svolto col collezionista permette la migliore realizzazione della sua Sonata a sette per aria e acqua all’ultimo piano della Villa, in una stanza ad angolo dove la presenza dell’acqua è preannunciata da un piccolo lavandino in marmo sovrastato da un rubinetto antico in ottone. Qui, sul pavimento, Fogliati ha voluto una pedana per ospitare la sua eccentrica orchestra di strumenti in alpacca, ognuno contenente un preciso livello di acqua e alimentato da un tubicino per l’arrivo dell’aria. Infatti, i suoni sono generati dal “ribollire” dell’acqua all’interno del contenitore quando arriva l’impulso comunicato dal compressore d’aria che si erge come il conduttore d’orchestra.
Quando il visitatore preme l’interruttore a parete aziona non soltanto un effetto di luce ma dà il via a un vero e proprio concerto scandito in varie fasi: il riscaldamento dell’orchestra avviene con la normale luce di sala, poi l’illuminazione si abbassa per l’inizio del breve concerto che contiene momenti riconoscibili di solfeggio, prima di iniziare un lento decrescendo verso le ultime note, bassissime, che sono gocce individuali che scandiscono gli ultimi attimi finali della musica. Dopo l’ultima nota passa un battito e la normale illuminazione di sala ritorna.