COLLEZIONE GORI

Nunzio

Nunzio (Cagnano Amiterno, 1954 – )

Giuliano Gori incontra Nunzio Di Stefano, in arte Nunzio, all’interno dell’ex Pastificio Cerere a Roma, dove è fra i giovani artisti ad avere il proprio studio. La scena dell’ex Pastificio sarà approfondita in un’iniziativa intitolata Capodopera, promossa da Giuliano Gori e a cura di Achille Bonito Oliva, che si svolgerà tra il novembre 1984 e il maggio ‘85 presso l’Azienda autonoma di soggiorno e turismo del Comune di Fiesole. Si tratta di una rassegna di mostre monografiche a cadenza quindicinale che di volta in volta mette al centro l’opera (capo d’opera) di un artista, accompagnata da una serie di disegni e bozzetti preparatori. Nell’aprile 1985 è il turno di Nunzio che propone una scultura a parete nata l’anno precedente, Colibrì (1985), attualmente allestita sul pianerottolo della fattoria.

Nello stesso periodo giunge a Celle e, all’interno della fattoria, individua la sua stanza in fondo al corridoio al primo piano. Situata ad angolo, essa presenta due finestre di cui una schermata da persiane a causa del sole diretto proveniente da sud, l’altra che si affaccia sulla zona antistante la Villa e la Cappella. Riflettendo sui versi 28-30 del Canto IX dell’Inferno di Dante (che cita «’l più basso loco e ‘l più oscuro»), l’artista allestisce una serie di tavole di legno sovrapposte e alte 2,80 metri che arrivano quasi al soffitto dell’unica parete non interrotta da aperture. La superficie del legno utilizzato è completamente carbonizzata con una tecnica ritrovata nell’edilizia antica e volta a stabilizzare e impermeabilizzare la fibra del materiale, utile soprattutto in luoghi umidi, come lungo le coste giapponesi. Di fronte a questa composizione annerita, che si presenta come un passaggio irrimediabilmente chiuso, Nunzio incastra, proprio nell’angolo di congiunzione dei due muri, un elemento verticale in piombo dalla forma e dal colore simili alle tavole di legno. Lo Smarrimento del titolo è legato al Poeta ma anche alla materia esclusa da questa “selva oscura”.
«Se c’è una qualità avvertibile al primo impatto con tutta l’opera di Nunzio, questa è un’interna entità ritmica da lui ricavata nella materia armonizzata in ogni sua forma. Ciò appare distintamente in ogni suo lavoro che risulta in tal modo dotato, implicitamente – quasi dunque senza volontaria avvertenza — di un innato equilibrio. Tale qualità la si riscontra subito, sin dalle sue prime opere di esordio…». Bruno Corà, “Nunzio. Passaggi di stato e di luce nell’immagine e nella forma”, in Nunzio. Sarai d’ombra, ed. Galleria Franca Mancini, Pesaro, 2013, p.33.

Opere dell’artista

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