COLLEZIONE GORI

Mauro Staccioli

Mauro Staccioli (Volterra, 1937 – Milano, 2018)

Dopo la partecipazione in importanti mostre temporanee a Volterra (1972), alla Biennale di Venezia (1978) e a Verona (1981), che indagano il rapporto tra la scultura e il contesto urbano o museale, Mauro Staccioli approda a Celle nella primavera del 1982 ed è il primo artista italiano a volersi confrontare con uno spazio esterno. 

Poco oltre la casina del Tè, dove il bosco s’infittisce, l’artista trova un punto dove intervenire, proprio all’interno del sottobosco. Lì crea una forma che diventa un vero dispositivo per osservare l’ambiente del parco nella sua interezza. Dopo aver segnato il sito con dei picchetti, una squadra di falegnami si occupa di realizzare una grande forma triangolare in legno, armata in modo da ricevere il getto in cemento.

«Un segno unico, un punto. Il massimo di convergenza di energia: nessuna dispersione nella descrizione, nello sviluppo lineare, descrittivo di un segno. La scultura si affaccia sulla strada, ortogonale rispetto alla sua percorrenza, come una meridiana si alza verso l’alto, sotto le fronde degli alberi, e i profili laterali nel movimento, nello spostamento del passaggio scorrono verso il basso, verso l’interno sotto la superficie di appoggio, oltre l’apparenza. Una lettura temporale, globale, una presenza forte come un sasso in uno stagno, come un suono nel silenzio… Tanti alberi alti scandiscono verticalmente lo spazio organizzando una rete di nervature architettoniche. Un insieme di soggetti naturali e un forma piena, unica, sola… Oggetto dell’idea, forma organizzata, costruita, edificata. Due materiali complementari». Mauro Staccioli in Arte Ambientale. Fattoria di Celle, Collezione Gori, Gli Ori, Pistoia, 2008, p.389.
«Il lavoro di Mauro Staccioli segue un orientamento razionalista […], anche se gli effetti dell’invecchiamento che si vedono nella scultura e che l’artista ha scelto di accettare, stanno cominciando a dare all’opera un spetto più pittoresco. La grande lama minimalista si erge altissima nel bosco quasi ad indicare la cupola vegetale formata dalle cime degli alberi tra i cui spiragli la luce del sole si frammenta in raggi striati e che conferiscono a questo enorme blocco di cemento uno strano senso di precarietà» Robert Hobbs in Arte Ambientale, ed. Umberto Allemandi & C, Torino, 1993, p.42.

Opere dell’artista

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