COLLEZIONE GORI

Giuseppe Penone

Giuseppe Penone (Garessio, 1947 – )

Gli elementi in creta bianca dell’Albero d’acqua + labbra nascono dall’osservazione dell’artista di un suo casuale gesto che risponde a una primaria necessità, quella di soddisfare la sete. Scrive Penone: «Alzare l’acqua per berla è necessità vitale, visualizzare questo evento è costruire qualcosa che ci è simile».

L’installazione prende in esame due possibilità di alzare l’acqua per berla: attraverso una colonna che coincide perfettamente con l’altezza della bocca dell’artista oppure attraverso la congiunzione a coppa delle mani. 

Sulla parete Penone interviene col carboncino per fissare un disegno che ricorda dei riflessi di luce in fondo a un pozzo buio e qui inserisce il getto di creta bianca che documenta le mani raccolte a coppa e l’azione delle labbra e della lingua sulla materia. Penone scrive di preferire la creta perché, per «l’esercizio della scultura», è «elemento solido, asciutto, secco, fluidissimo, limaccioso e si è inteso lo scultore come interferenza casuale di un’intelligenza pesante, carica di terra, serva degli occhi e delle mani, strettamente aderente alle cose reali e non separa l’idea dall’utensile […]».

Sviluppandosi dentro una cima e una base frammentarie in terracotta, la colonna-albero si discosta dalla parete verso l’unica finestra del vano che apre sui rami alti di un magnifico platano.

«La condizione dell’acqua è informe, la condizione della scultura è la forma. Dare una forma all’acqua è momento poetico. La condizione dell’acqua è la fluidità, la mutazione, la condizione della scultura è la solidità, la permanenza. Dare solidità all’acqua è momento poetico. Alzare l’acqua per berla è necessità vitale, visualizzare questo evento è costruire qualcosa che ci è simile». Giuseppe Penone in Arte ambientale. Fattoria di Celle, Collezione Gori, Gli Ori, Pistoia, 2008, pp.310-311.

Opere dell’artista

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