COLLEZIONE GORI

Federico Gori

Federico Gori (Prato, 1977 – )

Ancora giovanissimo studente d’arte Federico Gori frequenta la Fattoria di Celle stimolato dalle considerazioni dello spazio che vede nelle numerose opere ambientali. L’invito da parte di Giuliano Gori arriva a carriera avviata, nel 2020, quando visita gli spazi della Cascina Terrarossa e sceglie una stanza al centro del primo piano caratterizzata da un accesso ben visibile, da una piccola finestra che apre sul verde e dal collegamento a due vani laterali. Qui decide di fare un’opera appositamente per lo spazio ma che si colleghi alla serie di installazioni multimediali in-progress intitolata Estinti. Presso il suo studio appronta lastre di rame lavorate con tecniche di incisione che possono dare luogo a effetti naturali di ossidazione del metallo. Sulla superficie delle lastre sono incise immagini di vegetazione, frutto di una ricerca svolta dall’artista su reperti archeologici di piante che non esistono più in natura e che va a costituire la prima tappa nell’elaborazione di alcuni pattern ripetibili.

Nel 2022 Federico Gori torna a Celle ad allestire i pannelli componenti l’installazione, sfruttando la visione dello spettatore che arriva dall’ampia apertura della porta. Qui i disegni-incisioni  trovano una collocazione permanente dove poter svolgere il continuo mutamento dovuto all’evoluzione dell’ossidazione all’interno dello spazio specifico.

«Il lavoro è composto da elementi in rame sui quali sono riportate, tramite incisioni e ossidazioni naturali, le impronte di 6 piante diverse che condividono però tutte lo stesso destino, non esistono più in natura. Nel caso specifico di quest’opera si tratta delle piante Cooksonia (conosciuta per essere stata la prima pianta ad apparire sul pianeta), Psilophyton, Zamites, Schizostachys Pinnata, Sphenophyllum, Anomozamites. Per la realizzazione delle impronte l’artista si è rifatto ai pochi reperti archeologici che si hanno di questi vegetali, presenti in vita sulla terra in tempi diversi. Le impronte delle piante sono state trasformate in pattern ripetibili, ma benché sia riportata sempre la stessa grafica, ogni elemento in rame appare diverso dagli altri; infatti, grazie alla tecnica utilizzata, le ossidazioni in atto rendono i singoli pezzi unici come i viventi da cui originano…
È presente un tempo interno sia nell’opera sia nel materiale che la compone. I singoli elementi si comportano come organismi viventi, si muovono nello spazio e nel tempo cambiando pelle e trasformandosi rivelano tutto il loro dinamismo. L’opera è posizionata nello spazio ad occupare tre pareti della sala. Origine del lavoro è la finestra, che è leggermente decentrata rispetto alla parete su cui si staglia: da qui si irradiano due figure simmetriche, che richiamano alla mente delle grandi ali aperte tese ad accogliere il visitatore». Caterina Gori, scheda didattica Federico Gori. Estinti (il gelo e la luce), 2022, Collezione Gori – Fattoria di Celle, 2022.

Opere dell’artista

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