COLLEZIONE GORI

Costas Tsoclis

Costas Tsoclis (Atene, 1930 – )

Giuliano Gori incontra Costas Tsoclis nel padiglione della Grecia alla Biennale di Venezia del 1986 quando la rassegna è dedicata al tema “Arte e scienza”. Presso il padiglione Tsoclis mostra l’opera video Pesce fiocinato con l’integrazione di un elemento tridimensionale che sembra penetrare la parete della proiezione. La forza di questo allestimento, combinato alle immagini drammatiche di fine vita di un pesce (in realtà filmato sul banco di un mercato rionale), diventano oggetto di una causa legale per crudeltà verso gli animali da cui Tsoclis verrà pienamente assolto. Infatti, nel decreto di archiviazione, il film è riconosciuto come «una espressione artistica di grande qualità che […] suscita non solo interesse per il fatto estetico ma inscindibile comprensione della misura umana».

Subito dopo l’incontro veneziano, l’artista viene invitato a Celle dove sceglierà un ambiente appartato della fattoria, un tempo usato come selleria e formato da due stanze contigue. Nel vano interno, privo di finestre, riallestisce l’installazione della Biennale mentre nello spazio più grande, dove filtra un filo di luce dalle finestre di piccole dimensioni, esegue Luna, opera realizzata con pietre, specchio e tempera su muro. Il paesaggio lunare che si estende lungo la parete è pieno di divertenti “inganni” a trompe l’oeil. Nel 1991 nasce l’opera Genesi dalla sapiente modellazione di due grandi masse di polistirolo, a cui viene incollata una superficie di terra setacciata che le fa sembrare giganti uova covate sul letto di fieno sottostante. L’ambiente si completa con l’inclusione di un antico orologio a pendolo da cui l’artista rimuove le lancette prima di appenderlo alla parete. L’opera è inizialmente collocata al posto del Pesce fiocinato poi, in presenza dell’artista, viene installata nell’ex stalla della Cascina Terrarossa.
«Genesi anche se può prendere spunto dai grandi sassi ovoidali e sferici che abbondano sulla costa dell’isola greca di Tinos, sembra riproporre la Natività di Cristo nella forma di due grandi ovoidi di color terra, circondato da fieno. L’ovoide più grande sembra un enorme seno mentre il più piccolo ha una forma ambigua ed organica. Questi elementi situati vicino a un orologio antico senza lancette ma con un magnifico pendolo in ottone, rendono l’avvenimento atemporale e misterioso. Alcuni fili di fieno usato per questa opera contengono ancora semi che potrebbero essere interpretati come una sorta di raccolto simbolico». Robert Hobbs in Arte ambientale, Umberto Allemandi & Co., Torino, 1993, p.52.

Opere dell’artista

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