COLLEZIONE GORI

Aldo Spoldi

Aldo Spoldi (Crema, 1950 – )

In cima alle scale del piano nobile della Villa, alcune opere ambientate suggeriscono momenti performativi di musica e di pittura. Per accedere nell’ala est si attraversa il pianerottolo dove sono allestite, e la prima stanza che si incontra ospita la Commedia pittorica di Aldo Spoldi, opera del 1982.

Calandosi nel ruolo di produttore, regista e burattinaio, Spoldi applica in rilievo alle pareti alcuni pannelli di legno, dipinti per raffigurare un goffo burattino e dei mobiletti sghembi, come se la stanza fosse solita ospitare spettacoli di marionette fai-da-te. Nell’angolo sopra la composizione scorre uno scritto/strillone che annuncia uno spettacolo stravagante con prove muscolose di forza, meravigliosa equitazione, gare atletiche eccezionali e dimostrazioni mirabolanti di tiro a segno. Questa composizione ricorda le fiere itineranti di provincia oltreché un brano tratto da un testo classico del Novecento: Il barone rampante di Italo Calvino, di cui Spoldi estrae il paragrafo sull’incontro più magico fatto dal giovanotto che si ritira a vivere sospeso da terra.

La Commedia rimane puramente pittorica fino al 1989 quando l’artista si rivela, quasi riluttante, scultore, con la richiesta di aggiungere un elemento plastico alla composizione: una forma in ferro che ricorda l’antico biciclo “boneshaker” che innalzava il coraggioso ciclista fino quasi a sospenderlo in aria. Il suo profilo semplificato diventa una finestra/cornice attraverso la quale vediamo svolgersi la Commedia. «Le forbici, la sega e il martello sono entrati nella mia cassetta di strumenti, attrezzi come lo sono il colore, la gomma, il pennello. Ma sono entrati in quanto strumenti, non in quanto messaggio come pretendeva l’arte concettuale. Con il medium delle forbici la pittura ritaglia il naso al messaggio di McLuhan.
Il pennello e la carta, la cornice e il colore sono qualcosa di più che semplici strumenti. Sono un po’ come un calamaio e la penna nella fiaba di Andersen: aspirano ad essere autori. Martello e pennello non sono strumenti dicotomici. Mi sono accorto di quanto simili siano gli strumenti del pittore e quelli del falegname. Un po’ come per Geppetto, lo stucco e il colore, il chiodo e il colore, il chiodo e il pennello servono a dar voce all’inanimato». Aldo Spoldi in Arte ambientale. Fattoria di Celle, Collezione Gori, Gli Ori, Pistoia, 2008, p.383.

Opere dell’artista

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